Fin da piccolo mi piacevano gli aerei e mio padre spesso mi portava all’aeroporto di Bresso a guardare i piccoli aeroplani che decollavano e atterravano; io rimanevo lì col naso all’insù a fantasticare di voli e traversate.
Sono di umili origini; nato il 5 Maggio del 1962 a Cinisello Balsamo, i miei genitori erano operai e mi hanno insegnato i valori di una volta. Tenevano molto a che il loro figliolo studiasse, magari fino alla laurea per migliorare la posizione lavorativa e sociale, ma io dopo la terza media feci una scelta sbagliata: spinto dai miei amici che si iscrissero al liceo scientifico mi imbarcai in un’avventura al di sopra delle mie aspettative e nel giro di due anni mollai la scuola per andare a lavorare; qualche giorno dopo aver comunicato questa mia scelta ai miei genitori, che rimasero delusi e anche un po’ amareggiati dalla mia volontà, trovai un lavoro come tornitore.
La scuola e il lavoro
Non ci volle molto a farmi capire che la vita da operaio non è proprio rose e fiori… sì potevo avere qualche soldino in più rispetto ad uno studente, ma 9 o 10 ore al giorno in officina non erano proprio il massimo.
Immaginatevi poi a Cinisello Balsamo dove in inverno la luce del sole, quando non c’è la nebbia, arriva a giorno inoltrato verso le 8,30 (e io ero già entrato in officina) e alle 17 tramonta (e io ero ancora in officina).
Così una sera sempre a cena presi il coraggio a quattro mani e dissi ai miei genitori che forse dopotutto andare a scuola poteva essere una soluzione più congeniale per me. Decisi di continuare a lavorare e frequentare la scuola serale, preparandomi per diventare un geometra. Nel mentre avevo avuto l’opportunità di essere assunto alla Ansaldo, dove incontrai per la prima volta anche concetti quali sciopero, lotta operaia, ecc. anche se io non mi sentivo molto coinvolto.
Lavorare di giorno e studiare la sera fino a notte inoltrata non era proprio semplice…
Cominciavo a capire che quando si prende una decisone la si deve portare avanti e non si può andare di qua e di là come ci pare, altrimenti non si arriva da nessuna parte e non si ottiene nulla.
Il richiamo della natura
Durante la frequenza del quinto e ultimo anno, prima del doploma di geometra, feci domanda di arruolamento nel Corpo Forestale dello Stato: sin da piccolo ho sempre amato la natura e come sempre succede a chi nasce in città, proprio perché di natura se ne vede poca, si diventa accaniti e strenui difensori di tutto ciò che è naturale. La mia domanda venne accettata e dopo avere superato gli esami medici, mi dissero che la mia prima destinazione sarebbe stata il Parco Nazionale dello Stelvio, a Bormio.
Così venne il giorno che caricai la mia roba sulla 126 e partii alla fantastica velocità di 80 km orari per Bormio.
Fu un periodo intenso e molto bello: uscite con gli sci da alpinismo o da fondo (e io non ero capace con nessuno dei due, ma si impara!). Perlustrazioni lungo il confine con la Svizzera, impararando a conoscere gli animali e le piante; si partiva la mattina e si rientrava la sera spesso pattugliando sopra i 2000 metri. Incontrai marmotte, ermellini, aquile, camosci e molti altri animali… ero davvero felice, e anche se stanchissimo fu un periodo che ancora ricordo con gioia.
Successivamente per poter diventare Guardia Forestale fui mandato a Cittaducale, vicino Rieti, alla Scuola Forestale; fu un periodo molto duro per me, ma alla fine riuscii a concludere il percorso e a superare anche l’esame, che fra l’altro cadde quasi negli stessi giorni dell’esame di maturità – a scuola infatti, visto il buon andamento dei primi quattro anni, mi consigliarono e consentirono di presentarmi da privatista direttamente agli esami di maturità – quindi finii uno e iniziai l’altro, che superai, anche se non con il massimo dei voti.
Dopo il giuramento fui assegnato alla scuola forestale di Sabaudia in provincia di Latina, all’interno del Parco Nazionale del Circeo, dove rimasi per un anno. Dai monti al mare non mi trovavo male, avevo il tempo per lunghe passeggiate su una delle spiagge più rinomate d’Italia, spesso incrociando attori, politici e scrittori famosi.
Poi uscì un bando di concorso per piloti di elicottero, la mia passione per il volo tornava a farmi visita, feci immediatamente la domanda di partecipazione.
Dopo alcuni mesi iniziai a frequentare la scuola di pilotaggio su elicotteri e nel 1990, dopo un percorso abbastanza duro e complesso, fui brevettato pilota di elicottero, prendendo servizio presso l’aeroporto di Roma-Urbe, sulla Salaria, base del Centro Operativo Aereo del Corpo Forestale.
Passarono così i primi dieci anni, volando spesso, imparando a spegnere gli incendi con l’elicottero, a fare antibracconaggio e ricerca dispersi, aiutando durante le calamità e girando un po’ per tutta Italia.
L’andare in giro per la nostra penisola me la fece amare sempre di più, sì… viviamo in un Paese meraviglioso e visto dall’alto è ancora più bello.
Dopo 10 anni giunse per me il trasferimento ad una nuova base aperta sulle Dolomiti, a Belluno, e visto che in quell’anno mi ero separato dalla mia ex-moglie, vi andai anche volentieri; qui imparai sempre meglio il volo in montagna, molto più complicato che in altri luoghi, non dimenticando tutte le altre attività per cui ero tenuto a mantenere l’addestramento e la capacità operativa.
Dal 2000 al 2017 fui promosso di grado, divenni anche responsabile operativo della base, stavo iniziando ad addestrare chi lavorava con me con il soccorso alpino, in modo da poter aiutare in caso di bisogno; nel 2009 mi sono anche risposato con una persona meravigliosa, Anna.
Quando nel 2017 qualcuno al governo decise di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato, fu per me un colpo durissimo. Con la soppressione del Corpo Forestale, il mio giuramento per la salvaguardia della natura veniva cancellato.
In quei momenti mi sentii completamente perso e così, avendo maturato gli anni lavorativi necessari, presi la decisone di andare in pensione.
Non fu facile, amavo quel lavoro.
Nuova vita, nuove sfide
Passai alcuni mesi in cui il mio umore cadde rovinosamente sempre più in basso, tanto da avvicinarsi alla depressione; fu mia moglie Anna a convincermi che il modo migliore per curarmi era quello di mettere per iscritto i miei sentimenti, o tutto quello che mi veniva in mente, e così dapprima dubbioso poi sempre più convinto iniziai a scrivere; mi accorsi che scrivendo il mio umore migliorava, tanto che mi tornò la voglia di uscire e iniziai a fare passeggiate nei luoghi che conoscevo intorno a casa, e poi nel Parco di Celarda, un posto dove si entra solamente a piedi e al cui interno non è raro incontrare caprioli o cervi che girano liberi, animali che, trovati feriti e curati, non sono più in grado di essere rimessi in natura anche perché abituati all’uomo.
Camminare nel parco immerso nella natura mi dava e tutt’ora mi dà un senso di pace e mi è di ispirazione.